TESTIMONIANZE
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La testimonianza di Matteo

LA STORIA DI MATTEO – LOTTA, SPERA E VIVI UNA VITA NORMALE

Il 24 settembre del 2016 era un sabato. Me lo ricordo perché il giorno dopo dovevo portare LP, la mia artista di punta, a “Che tempo che fa”. La mattina ero andato – su consiglio del mio dentista a farmi un emocromo. Avevo una emorragia gengivale e io pensavo non fosse nulla di importante. Stavo bene e addirittura ho pensato che dopo il prelievo era il momento buono per andare a villa Torlonia a correre. Mentre ero in macchina mi chiama il laboratorio di analisi e mi dicono: “Vada subito, ma subito, a un pronto soccorso. I suoi dati dei globuli rossi e bianchi stanno messi male”. Io non capivo, mi sentivo benissimo e ho pensato che fossero esagerati. Ero in zona Nomentana e allora mi sono ricordato che c’era il centro di Ematologia del Policlinico, quello di Mandelli, e quindi vado lì”. A Via Benevento mi hanno fatto subito gli esami e mi hanno ricoverato. La diagnosi però è arrivata lunedì: Leucemia promielocitica acuta.

La sensazione immediata fu simile allo stordimento. Avevo 35 anni e non è che passassi il tempo su Google a digitare “Leucemia”. Sapevo che era una roba grave ma non sapevo cosa fosse e soprattutto se si poteva guarire. Inizialmente fu una specie di terremoto, confusione. Ero da solo nella camerata del pronto soccorso e misi insieme i pensieri e mi son detto: Matteo, siamo ad un bivio, che facciamo? Ci arrendiamo o combattiamo? O almeno ci proviamo? Ho scelto la seconda strada. Quando si è così vicini alla morte si torna indietro e si rivedono i momenti salienti della vita e io ero così entusiasta della vita che mi son detto che valeva la pena combattere anche se sarebbe stato duro, doloroso e faticoso.

I medici non hanno avuto un ruolo importante, hanno avuto un ruolo fondamentale.  La scienza ha dimostrato a me che si può guarire. Poi vorrei che si cercasse di mantenere il più possibile la vita quotidiana, gli affetti, il lavoro esattamente com’era prima del giorno x. A me questo ha dato la forza giorno per giorno e poi mi ha portato al risultato finale. In reparto vedevo tanti che si lasciavano andare e lo capisco, c’erano giorni terribili…Ma se sei positivo, questo ti aiuta tantissimo. Io ero fortunato perché dall’ospedale continuavo a lavorare sempre. Non volevo mollare: con l’iPad, la connessione internet, tra una chemio e un pasto, lavoravo come ho sempre fatto. Continuavo a tenere i rapporti con i miei artisti, a seguire i loro tour, ad ascoltare i nuovi brani, a programmare le loro uscite e la loro comunicazione.

La terapia è stata dura, momenti difficilissimi, nausea, vomito, perdita di peso e dei capelli ce ne sono stati parecchi. AIL ROMA e i suoi volontari sono stati tutti fantastici, sia i volontari dentro l’ospedale quando ero ricoverato che i ragazzi che sono nell’Ufficio Promozione. Si vede che c’è amore in quello che fanno. Sono sempre in contatto con Cecilia Calcagni e quando ci sono le grandi manifestazioni di AIL ROMA cerco, insieme a Elena, la mia fantastica moglie, di dare una mano. Ora racconto anche io la mia storia di guarito e spero proprio possa servire a qualcuno.

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