TESTIMONIANZE
DAI VOCE
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LA STORIA DELLA DOTTORESSA DI TRANI

Sono la Dottoressa Mariangela Di Trani, attualmente dottoranda di ricerca. Il mio percorso ha avuto inizio in un periodo turbolento, nel pieno della pandemia da Covid-19. In quel periodo, alcuni professori mi hanno contattata per propormi un tirocinio.
Arrivata da Perugia, mi sono trovata catapultata in una realtà completamente nuova, trattandosi della mia prima esperienza lavorativa reale e in un contesto estremamente specifico. Sebbene il Covid non fosse ancora al centro delle discussioni, cominciavo a comprendere quanto le patologie infettive potessero influenzare altre condizioni dei pazienti. In quel periodo lavoravo nel laboratorio di centralizzazione, che riceve campioni biologici di leucemia acuta linfoblastica da tutta Italia.
Questa esperienza iniziale mi spaventava perché affrontavamo casi di ogni tipo, ma la centralizzazione permetteva ai pazienti di ricevere un servizio omogeneo nonostante le difficoltà di comunicazione. Grazie al nostro lavoro a Roma, riuscivamo a fornire informazioni precise per terapie specifiche in tutta Italia.
All’epoca, essendo studentessa di Biotecnologie Mediche, mi dedicavo anche alla ricerca pura, focalizzandomi sulle leucemie linfoblastiche acute Philadelphia positive. La mia tesi di laurea esaminava il ruolo delle alterazioni genetiche secondarie nella classificazione dei pazienti per determinare la necessità di intensificare i trattamenti, ricorrere al trapianto o limitarsi alla chemioterapia.

Mi sono laureata nel 2022 e, nello stesso periodo, ho partecipato a vari bandi di dottorato per poi diventare dottoranda a tutti gli effetti. Attualmente, mi occupo di pazienti senza alterazioni genetiche evidenti, mi affido ai segni clinici e alle alterazioni minori che possono influenzare la risposta terapeutica.
La bellezza del reparto di Ematologia della Sapienza di Roma risiede nella ricerca traslazionale: i risultati dei nostri esperimenti in laboratorio hanno un impatto diretto sui pazienti, permettendo terapie mirate fin dall’inizio. Il nostro centro, punto di riferimento per gran parte dell’Italia, ci consente di studiare casi rari e fornire rapidamente indicazioni terapeutiche precise.
Il nostro ruolo come dottorandi è affascinante perché il nostro lavoro ha applicazioni concrete. Il mio dottorato, finanziato dall’AIL, mi permette di contribuire alla ricerca e aiutare concretamente i pazienti, un aspetto che mi rende estremamente fiera.

Faccio anche la volontaria per eventi come la vendita delle stelle di Natale in piazza, che offrono l’opportunità di incontrare i pazienti, ascoltare le loro storie e vedere il loro apprezzamento per il nostro lavoro. I pazienti trovano conforto sapendo che c’è un team di ricercatori dedicato al loro benessere.
Durante le attività di volontariato, ci rendiamo conto di quanto sia importante anche un semplice gesto di conforto. I pazienti, conoscendo il nostro ruolo, si sentono protetti dalla ricerca scientifica e capiscono l’importanza del nostro lavoro nei laboratori.

L’ematologia mi appassiona profondamente e desidero continuare su questa strada. Nonostante le difficoltà della ricerca in Italia, qui alla Sapienza troviamo un sostegno tangibile. L’interazione con i clinici è particolarmente stimolante: i nostri esperimenti vengono discussi e interpretati insieme, arricchendo la nostra comprensione dell’influenza dei dati clinici sulla progressione delle malattie.
Il rapporto con l’AIL di Roma è fondamentale per noi di Ematologia. Loro ci sostengono in modo tangibile e, a nostra volta, noi contribuiamo alle loro iniziative, creando una rete di supporto reciproco che migliora non solo la salute dei pazienti, ma anche il nostro legame umano.
In conclusione, il mio lavoro non è solo ricerca, ma un contributo concreto alla salute e al benessere umano, reso possibile grazie al sostegno di AIL Roma e all’interazione con una rete di esperti del settore.

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