TESTIMONIANZE
DAI VOCE
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La tua storia ha un valore che non si può misurare. Raccontacela per dare coraggio e speranza a chi pensa di essere solo nella sua battaglia. Insieme siamo più forti.

DOTTORESSA IRENE DELLA STARZA

Sono Irene Della Starza, Biologo molecolare specializzato in patologia clinica e biochimica.
Sono arrivata qui in ematologia circa 24 anni fa, ricordo ancora il colloquio con il Professor Foà, era da pochi anni che era stato messo in piedi il laboratorio di centralizzazione, laboratorio importantissimo perché consente di centralizzare il campione di glicemia acuta linfoide proveniente dalle varie ematologie italiane.

 

Proprio in quel momento cercavano un tecnico di laboratorio ed io stavo seguendo il corso come diploma universitario per tecnici. Il giorno prima di discutere la tesi mi chiamarono perché ero stata selezionata e così è iniziato il mio percorso.

 

Dopo qualche tempo, passai dal laboratorio di centralizzazione al laboratorio di biologia molecolare: un centro allora ancora inesistente nella nostra ematologia. Mi chiesero di mettere in piedi una specifica metodica per dei particolari target che non venivano fatti all’epoca. Ad oggi, applichiamo metodiche certificate al livello europeo, mettendo in piedi un servizio che qui a Roma, nella nostra ematologia, non esisteva.

La parte centrale del mio lavoro non è solo identificare il tipo di patologia, ma anche studiare la possibilità di intervenire direttamente sull’origine della malattia, con trattamenti specifici. Quello in laboratorio è un lavoro dietro le quinte, non si ha rapporto diretto con il paziente, ma lo si conosce alla perfezione, cellula dopo cellula. È un lavoro di squadra, una catena di montaggio fitta in cui il rapporto tra il tecnico di laboratorio e il medico deve essere continuo e senza sosta. Perché l’informazione che si dà al medico può essere estremamente preziosa per prendere delle decisioni e costruire uno schema terapeutico per il paziente.

 

Quello che ogni mattina mi spinge, l’obiettivo primario di ogni mia giornata, è di arrivare al risultato, che vuol dire riuscire sempre a dare referti in tempo, con una qualità diagnostica sempre più elevata: perché questo significa poter mettere il clinico nelle condizioni di prendere decisioni tempestive nei confronti di eventi ed evoluzioni delle malattie di un paziente. La biologia molecolare, infatti, grazie ai passi avanti fatti dalla ricerca, ci permette di essere anticipatari rispetto a quella che è poi l’evidenza clinica della malattia. Io devo essere sempre – come si dice a Roma – “sul pezzo”, il tempo per noi è davvero prezioso. Ecco, per me riuscire a dare un’informazione tempestiva al medico è la cosa più importante.

 

Personalmente quello che mi appaga più del mio lavoro è vedere un paziente che dopo tante peripezie riesce a guarire, a uscire per sempre da questo tortuoso percorso, sapendo di essere stata parte della squadra che è riuscita a salvarlo. Magari ti capita di andare in sala prelievi a prendere un campione, il paziente è lì, non ti conosce ma tu sai tutto di lui e sai che è guarito.

 

Del mio lavoro è anche bella la parte formativa: vedere i ragazzi, specializzandi, che nel tempo imparano e crescono professionalmente. Tutto questo è possibile anche grazie all’AIL di Roma, che finanzia borse di studio e dottorati di ricerca, dando opportunità di formazione continua. Oltre a questo, ci permette di avere nuovi strumenti all’avanguardia, ausili e materiali per le strutture. Insomma, un sostegno a 360° gradi grazie a un operato continuo in nostro favore, che scaturisce dalla visione pioneristica del Professor Mandelli: prendersi cura del paziente a tutto tondo.

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