TESTIMONIANZE
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La tua storia ha un valore che non si può misurare. Raccontacela per dare coraggio e speranza a chi pensa di essere solo nella sua battaglia. Insieme siamo più forti.

LA STORIA DELLA DOTTORESSA SANTORO

Sono la Dottoressa Cristina Santoro e sono entrata in Ematologia come studentessa, negli ultimi due anni di internato per la tesi, che ho svolto in quello che era il reparto pediatrico.

All’inizio mi occupavo di piastrinopenia del bambino e in quei due anni lavoravo nell’ambulatorio delle prime visite.

Dopo la laurea, mi sono specializzata nel reparto di Malattie emorragiche e trombotiche. Ho fatto un dottorato, sono stata due anni negli Stati Uniti, ho ottenuto diversi assegni di ricerca e ho svolto anche un’attività di ricercatrice a tempo determinato.

Da sei anni sono inquadrata come Dirigente medico nel reparto delle Malattie emorragiche e trombotiche e trombocitopenie del Policlinico Umberto I di Roma.

Il mio lavoro consiste principalmente nella cura dei pazienti che hanno problemi di sanguinamento (epistassi, ematomi, sanguinamenti del tratto gastro-intestinale, ecc.ecc.) o di trombosi; i pazienti vengono visti in prima visita e poi vengono seguiti e curati nel follow-up.

Una grande parte dei nostri pazienti sono affetti da malattie emorragiche congenite, ed in particolare da emofilia, una patologia che li espone ad emorragie spontanee se non trattati adeguatamente con la terapia di profilassi. Altri pazienti hanno il problema completamente opposto, quindi sono persone che possono andare incontro a eventi trombotici. Altri ancora sono pazienti che hanno le piastrine basse, o dalla nascita o a causa di una malattia autoimmune, cioè, producono i cosiddetti autoanticorpi contro le proprie piastrine e le distruggono. Questo provoca una riduzione del numero di piastrine, con conseguenti problemi emorragici.

Nel mio lavoro, ho un contatto diretto con il paziente, soprattutto con i pazienti emofilici, o con malattie congenite della coagulazione; questi pazienti li seguiamo più o meno dalla nascita in tutta la loro crescita e ciò ci porta a instaurare un rapporto molto stretto, quasi familiare, tra medico e paziente.

Faccio questo lavoro da tanti anni e nel tempo, anche nel mio specifico ambito come in tutti i campi dell’ematologia oncologica e non oncologica, c’è stata una innovazione incredibile. Soprattutto negli ultimi 7-8 anni sono stati introdotti farmaci all’avanguardia per l’emofilia  che stanno facilitando la vita dei nostri pazienti.

Anche il lavoro è cambiato grazie al miglioramento degli strumenti terapeutici e della nostra capacità diagnostica. Sono state introdotte delle metodiche innovative, come per esempio l’ecografia della valutazione malattia articolare nei pazienti emofilici.

I nostri pazienti possono andare incontro a emorragie delle articolazioni come caviglie, gomiti, ginocchia, che possono alterarne l’anatomia e la funzione. L’utilizzo dell’ecografia per valutare la malattia artropatica di questi pazienti è stata una grossa innovazione. Infatti anche se l’ecografia non è una strumentazione nuova, abbiamo imparato ad utilizzarla in maniera diversa per valutare le articolazioni dei nostri pazienti. È uno strumento semplice da usare, di basso costo, non invasivo, quindi con tanti vantaggi.

Oltre che per i pazienti con le malattie emorragiche congenite, ci sono state delle novità incredibili anche per i pazienti piastrinopenici e per i pazienti con problemi trombotici.

Tutto questo ci dà grandi soddisfazioni. Poter dare un impatto positivo alla vita delle persone è ciò che mi ha sempre motivato. Non significa sempre riuscire a curare perfettamente le persone, poiché ci sono problemi che a volte non possiamo risolvere. Tuttavia, empatizzare con le difficoltà del paziente e farsi carico dei loro problemi, anche se non si risolvono come vorremmo, è fondamentale.

Il legame e la fiducia che si crea fra medico paziente fa parte della cura. Questa forse è la più grande soddisfazione del mio lavoro.

Avere AIL Roma vicino a noi è molto importante e ci aiuta tanto. A volte vorremmo poter partecipare di più a determinate attività, ma non è sempre possibile. Tuttavia, quando è possibile, è bello e siamo fortunati ad averli così vicini.

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